A luglio si respira aria di vacanze e chi ha la fortuna di viverle al mare, respira anche lo iodio. Come molti sanno l’acqua salata ne è ricca ma le alghe ancora di più! Le alghe quando entrano in contatto con l’aria sulla spiaggia o sugli scogli, rilasciano nell’atmosfera grandi quantità di questo elemento, più concentrato rispetto a quello che viene emesso dall’acqua naturalmente per vaporizzazione. E se camminando sulla battigia ci tagliamo con una conchiglia? Si può usare la tintura di iodio, una soluzione idroalcolica contenente il 7% m/V di iodio e il 5% m/V di ioduro di potassio. Messa a punto nel 1908 dal medico e politico italiano Antonio Grossich, è ancora oggi un ottimo disinfettante per uso esterno. Comunque, la quantità di iodio respirata al mare, al contrario di quanto si pensa, incide solo in minima parte sul nostro fabbisogno perché la fonte principale è rappresentata dall’alimentazione. È contenuto in ottime quantità nei pesci e nei crostacei, ma anche nella carne, nelle uova, nel latte e nei derivati, come il Grana Padano DOP e, in quantità minori, anche nella frutta e nella verdura. Il sale? Per quanto poco, usare abitualmente sale iodato dà più possibilità di raggiugere la quantità giornaliera consigliata di questo prezioso minerale. Lo iodio è essenziale per il corretto funzionamento della tiroide e la sintesi degli ormoni tiroidei, fondamentali per moltissime funzioni metaboliche che coinvolgono diversi organi e apparati, in tutte le fasi della vita, a partire da quella intrauterina. Un insufficiente apporto di iodio al feto in via di sviluppo, a causa di un’inadeguata assunzione da parte della donna in gravidanza, ha effetti drammatici soprattutto sul sistema nervoso centrale, portando a situazioni di grave ritardo mentale, nonché disturbi e deficit metabolici di vario tipo. Più avanti, la carenza o insufficienza iodica può avere effetti più o meno rilevanti a livello cardiovascolare, neurologico e muscoloscheletrico, risultando anche all’origine della maggior parte delle patologie tiroidee, prima tra tutte il gozzo. Soddisfare il fabbisogno iodico quotidiano dovrebbe, quindi, essere una priorità nutrizionale per tutti, a prescindere dall’età e dalla presenza di altre malattie.
Passando alle sue origini, lo iodio fu scoperto e isolato per la prima volta da B. Courtois nel 1812. Allo stato elementare è un solido cristallino a temperatura ambiente, scuro e di lucentezza metallica, facilmente sublimabile, poco solubile in acqua ma solubile in alcuni solventi organici. Appartenente alla famiglia degli alogeni, nelle condizioni catalitiche e cinetiche opportune, reagisce con quasi tutti gli elementi, tranne – chiaramente – i gas nobili, il carbonio e l’azoto.
Il numero di ossidazione -1? Compare nell’acido iodidrico, dall’aspetto trasparente tendente al giallo pallido. È un acido forte, nonostante l’elettronegatività dello iodio sia minore rispetto alla maggior parte degli altri alogeni. Altamente corrosivo, è un potente agente riducente e l’elevato livello di acidità gli consente di venire impiegato come biocida per la distruzione di diversi tipi di germi e virus. Le sue particolarità consentono di utilizzarlo come disinfettante per strumenti e prodotti medici.
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