Quando pensiamo alla stagione invernale, subito la associamo al tempo da trascorrere nel tepore delle nostre case, al riparo dal freddo, dalla nebbia e dalle raffiche di vento che imperversano all’esterno delle nostre mura domestiche. Ci sembra di stare al sicuro e al riparo, rilassati magari accanto al focolare acceso, ma non è così. All’interno delle nostre case e dei nostri ambienti di lavoro, quotidianamente vi è una guerra da combattere: quella contro l’inquinamento indoor.

 

Negli ultimi tempi, da quando le vicende della vita ci hanno ulteriormente trasformato in una generazione indoor, trascorrendo in media circa il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi, a prescindere dalla stagione climatica in cui viviamo, il tema dell’inquinamento indoor assume un ruolo chiave. Ma purtroppo si sottovaluta o si trascura, o peggio ancora non si conosce, l’impatto in termini di salute e benessere che una bassa qualità dell’aria che respiriamo può avere sul nostro organismo. L’inquinamento dell’aria indoor può essere infatti fino a 50 volte superiore rispetto a quello outdoor per via di numerosi agenti inquinanti legati ad esempio ai materiali da costruzione impiegati nelle nostre case o negli uffici, ai prodotti utilizzati per la pulizia e l’igiene, alle sostanze tossiche rilasciate da materie plastiche e dai giocattoli, ai solventi e alle vernici impiegate per la finitura degli arredi, alle polveri rilasciate da strumenti elettronici come stampanti e fotocopiatrici. Ma tra tutti gli agenti inquinanti, vi è uno la cui pericolosità è elevatissima e la percezione del rischio purtroppo molto bassa: focalizziamo la nostra attenzione sul gas Radon.

 

Il Radon è un gas radioattivo naturale inodore ed incolore, generato dall’Uranio che, decadendo, si trasforma in Radio e poi in Radon. Poiché è appunto radioattivo, quest’ultimo decade ancora e si trasforma in altri elementi, detti “figli”. Questi ultimi, oltre ad essere radioattivi sono anche reattivi: ovvero si legano al pulviscolo atmosferico (polvere, aerosol, particolato, molecole di vapore, ecc) e può essere inalato, accumulandosi in punti critici dell’apparato respiratorio e, prima di venire espulso dai normali processi fisiologici, continua nella sua emissione di particelle alfa, che sono radiazioni altamente ionizzanti. Essendo le particelle alfa altamente energetiche, questa continua esposizione, può provocare, seppur in tempi lunghi, l’insorgenza del carcinoma polmonare. Studi recenti hanno infatti fornito prove convincenti di un’associazione tra l’esposizione al radon indoor e il cancro ai polmoni, oltre a un aumento dell’incidenza dei carcinomi alla pelle. Ad oggi, il Radon è la seconda causa di cancro ai polmoni nella popolazione dopo il fumo e l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) lo ha classificato come agente cancerogeno di Gruppo 1.

 

Il gas Radon è contenuto nel sottosuolo, in alcuni materiali impiegati nell’edilizia e anche nell’acqua. Tra questi il suolo è spesso la sorgente di maggior rilevanza, anche se in alcuni casi anche i materiali da costruzione, come il tufo e la pozzolana, nonché l’acqua prelevata direttamente dai pozzi artesiani possono diventare importanti veicoli. Il Radon presente nel sottosuolo approfittando di fessure e crepe presenti nelle pavimentazioni, nei solai oppure utilizzando gli impianti idrici risale all’interno degli edifici, concentrandosi negli ambienti chiusi.

 

La concentrazione di Radon negli ambienti indoor non ha un andamento costante, infatti anche le condizioni atmosferiche e le stagioni possono incidere su questo valore: questo può variare infatti in modo significativo nell’arco dell’anno e persino giornalmente. In inverno ad esempio, la concentrazione di radon negli ambienti indoor tende ad aumentare per via della maggiore differenza che vi è tra l’esterno e l’interno, che comporta una depressione dell’ambiente chiuso. Questo è il cosiddetto ‘effetto camino’. L’accesso negli ambienti chiusi è ulteriormente potenziato da altri due fenomeni: dal cosiddetto ‘effetto vento’, dovuto alla diversa velocità del vento tra l’esterno e l’interno degli edifici, che comporta una variazione di pressione tra l’esterno e l’interno, e la presenza di impianti di ventilazione, che possono aumentare la depressione nell’ambiente chiuso. Anche il verificarsi di eventi atmosferici come la pioggia, che satura il terreno di acqua, limitando così la risalita di Radon, incide sulla sua presenza.

 

Prevenire è meglio che curare, recita un famoso proverbio. E come si può fronteggiare la presenza del gas Radon negli ambienti indoor? Innanzitutto, affidandosi a servizi di dosimetria e organismi di misura accreditati per effettuare una misura della concentrazione di gas Radon, ad esempio con l’ausilio di rilevatori passivi, detti dosimetri, che è economica e che non necessita di particolari accorgimenti. Tale misura, della durata di un anno e condotta in due semestri di misurazione, è in grado di fornire un valore medio durante il periodo di esposizione, che secondo il recente Decreto Legislativo N. 101/2020, non deve superare i 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti e i luoghi di lavoro e i 200 Bq/m3 per le nuove costruzioni. Spesso, nei luoghi chiusi, sono state riscontrate concentrazioni di gas Radon anche di migliaia di Bq/m3. In tal caso si può ricorrere ai servizi forniti da un Esperto di Risanamento di gas Radon, specializzato nelle opere di risanamento con l’impiego di tecniche innovative, basate sul concetto di regolazione della pressione degli ambienti, e con l’ausilio sistemi di ventilazione meccanica controllata ed estrazione avanzati che nella maggior parte dei casi permettono di arrivare alla risoluzione della problematica.

 

Si può prevenire la presenza del gas radon negli ambienti indoor, prima di procedere con la costruzione di una nuova casa? La risposta è si, effettuando una misura nel terreno, sempre avvalendosi di organi di misurazione e Laboratori di misura accreditati. Tali misure permettono di stabilire la concentrazione massima nel terreno e la velocità di risalita del gas radon consentendo cosi di identificare la tipologia di vespaio più idonea da adottare in fase di costruzione e, nei casi più critici, l’adozione di opportune guaine anti-risalita. Nella maggior parte dei casi, la realizzazione di vespai con ventilazione naturale o forzata permette di convogliare esternamente il gas radon dalle fondamenta dell’abitazione, prima che questo possa penetrarvi all’interno.

 

Qual è la regola base per poter quotidianamente fronteggiare non solo il gas Radon, ma in generale tutte le sorgenti di inquinamento indoor? Facciamo uso di una buona pratica, spesso trascurata o sottovalutata: non dimentichiamoci mai di favorire un ricircolo naturale dell’aria, magari spalancando le finestre per qualche minuto. Anche d’inverno, magari nel mattino: oltre a un aumento della qualità dell’aria, anche la nostra salute ne trarrà giovamento.

 

 

Dott.Fis. Claudio Cazzato
Esperto di Radioprotezione di III° grado

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