Non è mai semplice per un Chimico o un Fisico diagnosta che opera su beni culturali rispondere in maniera concisa e esaustiva a una domanda apparentemente semplice quale “Cosa fai nel tuo lavoro?”. I motivi sono svariati, ma tra quelli predominanti è che ad oggi la nostra società non è ancora riuscita a maturare una reale sensibilità e attenzione nei confronti dell’ambiente dei beni culturali, forse anche per mancanza di spazio adeguato anche nei contesti pubblici di divulgazione e informazione, e questo si traduce in una sostanziale distanza sociale da questo mondo, dalle sue dinamiche e dalle sue necessità.
Nel settore dei Beni Culturali, con la sua eterogeneità e complessità, è necessario un approccio multidisciplinare. Il Chimico e il Fisico diagnosti operano sul patrimonio culturale redigendo mappature di alterazioni e degradi e mappature materiche, intervenendo direttamente sui rilievi e portando il proprio contributo all’attestazione dello stato di fatto di un’opera e alla ricostruzione della sua storia; redigono progetti diagnostici, prelevano i campioni o dirigono indagini non invasive; effettuano le misure laboratoristiche sui campioni prelevati; contestualizzano il dato analitico in riferimento non solo all’opera ma anche al suo intorno, basti pensare ad esempio ai monitoraggi microclimatici; dialogano con altre professioni allo scopo di individuare il più opportuno intervento di restauro.
Ho lavorato come chimico diagnosta in questo settore per una decina di anni, eseguendo sopralluoghi, campionamenti, analisi ma soprattutto lavorando assieme a geologi, storici, architetti e ingegneri per caratterizzare i più svariati beni, dal bracciale in bronzo al confessionale ligneo, dalle infiltrazioni all’interno di opere murarie ad affreschi, dagli arazzi ai reperti archeologici recuperati in campagne di scavo.
Ogni intervento, ogni quesito che ci veniva posto, era una sfida: avevamo il compito di aiutare a raccontare un po’ di storia, di contribuire alla stesura di piani di intervento che permettessero la conservazione del bene, senza annullare gli effetti del tempo e che rispettassero i principi fondamentali che stanno alla base di ogni intervento di restauro: riconoscibilità, reversibilità, compatibilità, intervento minimo.
Negli anni di interlocuzione con pubblico e privati, la maggiore difficoltà che ho riscontrato è stata nel far comprendere l’utilità reale della diagnostica. Analogamente, ricordo la diffidenza degli operatori artigiani quando, come chimico, spiegavo i possibili effetti a lungo termine dei solventi sia sugli operatori sia sulle opere sottoposte a restauro e suggerivo l’uso di materiali non nocivi per ambiente e operatori.
Infine, non bisogna dimenticare che il settore dei beni culturali è di frontiera, con sfide ancora aperte e molto spazio per la ricerca. “Proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo” è tra gli scopi dell’Agenda 2030, che con Obiettivo 11 si prefigge di “rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, duraturi e sostenibili”.
Da tutto ciò emerge dunque l’importanza della comunicazione, promozione e divulgazione della professione nel settore del patrimonio culturale, proprio per garantire la competenza, professionalità e presenza dei professionisti Chimici e Fisici, che giocano un ruolo cruciale per la progettazione di un buon restauro.
Dott.ssa Chim. Maria Caterina Gallucci
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