Le certificazioni applicate nel settore dell’abbigliamento garantiscono l’utilizzo di sostanze chimiche non dannose per l’ambiente e per il consumatore, sia in fase di coltivazione della fibra, come il cotone, sia durante la filatura e in tutte le successive lavorazioni, fino ad arrivare al prodotto finito e commercializzato. La sicurezza e la qualità delle sostanze chimiche utilizzate nell’industria tessile implica un aggiornamento tecnico, scientifico e normativo continuo.

Prendiamo, ad esempio, il mondo outdoor: l’innovazione tecnologica ha migliorato le prestazioni dei capi tecnici usati al mare o in montagna. La missione dei principali brand è quella di mettersi al servizio dei clienti offrendo prodotti sempre più performanti e anche gradevoli da vedere.
La ricerca scientifica e il progresso tecnologico hanno consentito l’evoluzione delle fibre tessili con l’immissione di quelle artificiali e di sintesi. Traspirabilità, impermeabilità all’acqua e al vento sono caratteristiche di un capo tecnico, ottenibili dall’unione di membrane microporose (Gore-Tex, Powertex, H2No, DryVent, OutDry, Windstopper, eVent) laminate al tessuto tessile naturale, artificiale o sintetico di supporto. Le stesse qualità, seppure con performance diverse, si possono ottenere spalmando sui tessuti un rivestimento sintetico di natura polimerica (PVC o PVU). Una terza possibilità per ottenere capi tecnici traspiranti e idrorepellenti è data dalla compattezza di micro-fibre dal diametro di pochi micron (ottenuti da poliammidi o poliesteri), ad alta densità, che esercitano un’azione puramente tessile. Sono filati morbidi, leggeri che non trattengono l’umidità e permettono la traspirazione.

La connessione tra chimica e mondo del tessile si estende anche ai capi specifici per certe professioni, come quella dei Vigili del Fuoco, che necessitano di abiti realizzati con tessuti ignifughi. Il primo brevetto per un composto che aveva il potere di ritardare la combustione è datato 1735, ad opera di Obadiah Wyld, che testò una miscela di allume, solfato ferroso e borace. Da allora, grazie anche ai chimici tessili, i progressi in questo campo furono sempre più rapidi: vale la pena ricordare la Westex, azienda specializzata in tessuti ignifughi e ritardanti, che nel 1987 ha immesso sul mercato l’Indura, il primo tessuto antifiamma in cotone al 100%, utilizzato soprattutto in ambito industriale. Esiste un ampio ventaglio di situazioni, luoghi e categorie in cui l’uso di tessuti ignifughi non è solo è consigliato, ma addirittura obbligatorio. Sul mercato si trovano infatti tendaggi, biancheria per le camere, materassi, rivestimenti per sedie o divani, biancheria da bagno e anche per la cucina. Vengono utilizzati principalmente da alberghi, ristoranti, cinema, palestre, e tutte quelle strutture pubbliche che, secondo le norme, devono adottare i dovuti accorgimenti.

Spostandoci dal fuoco all’acqua, come non citare i costumi dell’azienda Jaked, indossati dalla “Divina” campionessa di nuoto Federica Pellegrini anche in occasione dell’ultima gara della sua straordinaria carriera. L’azienda italiana ha segnato una svolta nell’ambito dello swimwear tecnico, con il SUPER-BODY JAKED J01, un costume da gara altamente innovativo per la sua tecnologia costruttiva, definita “termo-saldatura” e il suo materiale performante, a base poliuretanica 100%. Un capo che ha imposto standard di risultato mai raggiunti prima e che nel 2009, per i Campionati Mondiali di Nuoto di Roma, è stato indossato da quasi il 70% degli atleti. Un ulteriore esempio di come il sodalizio tra il mondo del tessile e quello della chimica non passerà mai di moda.

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