Prima Guerra Mondiale, autunno 1914: il conflitto si è trasformato in una guerra di posizione suicida perché per i tedeschi è quasi impossibile avanzare a causa della mitragliatrice, un’innovazione tecnica a fuoco continuo.
I mesi passano finché, il 22 aprile 1915, avviene qualcosa di inaspettato. Davanti alla città fiamminga di Ypres il fronte si apre. I francesi si ritirano senza opporre resistenza, le loro mitragliatrici non sparano più. Sul giornale britannico Times, gli inviati al fronte raccontano che: “una nube acre, di colore verde e alta come una muraglia si è propagata sul campo di battaglia, sospinta dal vento di nord-est. In un attimo si udirono grida levarsi dalla nebbia verde. Veniva avanti una massa di soldati barcollanti, che diventavano neri in volto, tossivano sangue e cadevano a terra”.
Erano le vittime del primo impiego massiccio di un’arma chimica nella storia militare, “invenzione” tristemente legata al nome dello scienziato tedesco Fritz Haber.
Ecco perché in questo conflitto la maschera antigas entrò stabilmente nella dotazione dei soldati. Durante gli anni della guerra ne vennero adottati diversi modelli, nel tentativo di fronteggiare composti chimici sempre più aggressivi.
Usata per tutta la Prima guerra mondiale, “l’arma chimica” continuò ad essere prodotta in grandi quantità nel dopoguerra, diventando tema di campagne a forte contenuto propagandistico e capaci di alimentare una vasta sensibilità pacifista in alcuni Paesi. Fu usata ancora nel contesto delle guerre coloniali (dalla Spagna in Marocco nel 1924 e dall’Italia durante la guerra contro l’Etiopia del 1935-36), ma non nella Seconda guerra mondiale, per l’evidente rischio di reciprocità cui esponeva i paesi belligeranti che avessero voluto utilizzarla.
Nel corso del tempo si è assistito a un’evoluzione di queste armi e a un loro sconsiderato utilizzo.
Oggi gli aggressivi chimici possono essere divisi in letali o incapacitanti, cioè in grado di produrre effetti fisici o mentali che impediscono alle vittime di controllare il proprio comportamento. Possono essere classificati anche in base alla persistenza e agli effetti che producono, come ad esempio: irritanti, vescicanti o asfissianti. Tra gli agenti asfissianti, i nervini come il Ciclosarin, il Sarin, il Soman, il Tabun, il VX e il Novichok sono i più temibili.
Il 13 gennaio 1993 a Parigi è entrata in vigore la Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche (CAC). Lo scopo? Ostracizzare il commercio e la produzione di armi chimiche e sancire il divieto assoluto di utilizzarle. La Convenzione prevede anche l’eliminazione completa di quelle già esistenti entro un tempo limite. È stato istituito un organismo di controllo: l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC), con lo scopo di attuare quanto previsto nella Convenzione e fornire protezione agli Stati vittime di minacce o aggressioni con armi chimiche. Ad esempio, nell’ottobre 2016, l’OPAC riportava che il 90% delle riserve di armi chimiche era stato distrutto, ovvero 67.098 tonnellate su 72.304, e tutti i siti di produzione disattivati. Gli USA, che nel 1997 dichiaravano 31.100 tonnellate di agenti chimici, dovrebbero concludere il programma di disarmo entro la fine di quest’anno.
Purtroppo la partecipazione alla Convenzione non è ancora completa: Israele e il Myanmar, pur firmatari, non l’hanno ancora ratificata. Corea del Nord, Egitto, Somalia e Sud-Sudan non risultano neanche firmatari.
Ancora oggi, rapporti dell’ONU riportano l’utilizzo di armi chimiche nelle zone di guerra, spesso contro civili. Non ultima, la Siria: secondo il report stilato dallo Human Rights Council delle Nazioni Unite, ci sono stati ben venticinque attacchi con bombe al cloro o sarin, venti dei quali organizzati dalle forze governative ai danni di civili. L’ultimo e più grave episodio tra questi è avvenuto a Khan Shaykhun, cittadina a 120 km a sud di Aleppo, il 4 aprile 2017.
Sicuramente l’impegno profuso in questi trent’anni dalla Convenzione sulla Proibizione delle Armi Chimiche ci ricorda quanti passi avanti sono stati fatti, ma l’augurio è che al più presto le armi chimiche divengano in tutto il mondo… un ricordo.
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