All’inizio del mese di aprile, in Piemonte, uno sversamento di liquami suini in un canale ha raggiunto un allevamento di trote e ne ha fatto strage.

Come è noto la trota è un pesce che vive prevalentemente in acque fredde, dolci e pulite, dove l’ossigenazione dell’acqua è una delle caratteristiche fondamentali per il suo allevamento.

In acquacoltura intensiva, il carico ittico all’ingrasso è generalmente dimensionato sulla base della disponibilità qualitativa e quantitativa dell’acqua di ricambio. La qualità dell’acqua viene cioè sfruttata fintanto che è possibile, ossia evitando che i residui del metabolismo del pesce raggiungano concentrazioni tossiche per i pesci all’ingrasso.

Nell’acqua utilizzata per l’allevamento intensivo del pesce viene consumato l’ossigeno disciolto, inoltre si assiste ad un arricchimento in anidride carbonica, cataboliti azotati, fosforo, residui di mangime inutilizzato, residui organici. Pertanto il limite all’incremento della produzione ittica è imposto prevalentemente da pH, ossigeno disciolto (TOC e COD), cataboliti azotati, solidi sospesi (residui fecali e di mangime), carico batterico, mentre altri parametri quali azoto e fosforo totali, sostanze organiche (BOD), pure importanti per la qualità dell’ambiente che riceve le acque restituite, non rappresentano direttamente veri e propri fattori limitanti l’intensità dell’allevamento. Oltre alla possibilità di ricambio continuo dell’acqua, altre soluzioni tecnologiche sono in grado di abbattere o ridurre i fattori limitanti possono permettere il riutilizzo totale o parziale delle acque altrimenti rilasciate.                               Pertanto si può benissimo ipotizzare che la morìa di trote sia avvenuta per eccessiva presenza di ammoniaca e mancanza di ossigeno.

La chimica e l’allevamento di animali da reddito, settori solo apparentemente lontani tra loro e incompatibili, sono invece uniti da legami forti e di fondamentale importanza poiché la chimica nella filiera alimentare è in grado garantire la salute degli animali allevati, di contribuire ad un’alimentazione più salubre e sostenibile, nonché  soddisfare alcune richieste alimentari specifiche.

Ma qual è il ruolo che compete al Chimico nell’allevamento di animali da reddito?

Quello di analizzare le materie prime, e il prodotto finito utilizzando le tecniche analitiche più idonee, verificare le tarature degli strumenti e ove necessario applicare e verificare nuovi metodi di determinazione di determinati parametri.

Le materie prime utilizzate nel settore agro-alimentare sono, nella maggior parte dei casi, di origine animale o vegetale e a queste, prima dello scarico vengono verificati una serie di parametri che possono essere determinati mediante l’analisi NIR ( Near Infrared Reflectance ), oltre che analiticamente.

L’analisi NIR è una tecnica consolidata, in grado di fornire risultati basati su una tecnica predittiva non distruttiva, ma per ottenere risultati soddisfacenti è necessario costruire per ogni singola materia prima le curve di calibrazione mediante analisi per via umida.

Queste determinazioni comprendono sempre l’analisi centesimale alla quale si aggiungono altri parametri in funzione del tipo di uso che viene fatto della materia prima (es. nel glutine di mais si possono determinare le xantofille o i perossidi nelle farine di carne).

Una volta scaricate le materie prime, si determinano altri parametri che richiedono tempi di preparazione del campione e di analisi più lunghi: micotossine, vitamine, ecc. Questo tipo di determinazioni prevede l’utilizzo di strumentazione più specifica, infatti, partendo da gascromatografo e HPLC si passa al GC-MS o all’HPLC-MS che permettono di individuare prodotti non ben identificabili con i primi due strumenti e prodotti a concentrazione bassissima

Per quanto attiene ai metalli, le analisi vengono effettuate in assorbimento atomico e anche qui le tecniche sono diverse a seconda che si tratti di metalli (fiamma) o di selenio, arsenico e mercurio (idruri) o  ICP-MS, che permette di determinare diverse sostanze inorganiche metalliche e non metalliche presenti in concentrazioni bassissime.

Una volta effettuate tutte le analisi richieste, i risultati vengono inviati al nutrizionista che li utilizzerà per le varie formulazioni del mangime.

Anche il prodotto finito è controllato per la verifica dell’esatto valore energetico (analisi centesimale) e del corretto dosaggio di medicinali, pigmentanti, vitamine, metalli ecc.

Concludendo il corretto utilizzo di materie prime sicure e l’accurato controllo di  medicinali e di  additivi nell’alimentazione degli animali da reddito d parte di tecnici competenti, fa si che il rischio alimentare  dovuto alla presenza di residui chimici, sia inferiore a quello che si corre con intossicazioni dovute a contaminazioni microbiologiche presenti in natura.

 

Dott. Chim. Carla Mastella

Ordine Interprovinciale dei Chimici e dei Fisici del Veneto

Leggi l’articolo completo: CHIMICI E ANIMALI DA REDDITO: UN RAPPORTO IMPORTANTE NELLA FILIERA ALIMENTARE