La storia ci fornisce impietosamente un lungo e triste elenco di esempi di un uso cattivo della scienza. Qualsiasi ramo della scienza di per sé non è buono né cattivo, la differenza sta nell’uso e nell’intelletto di chi lo padroneggia.
La Chimica non sfugge a questo destino e la sua potenza trasformatrice è nelle mani, o meglio nella mente, di chi la scatena. La Chimica ha un’energia intelligente di trasformazione, la vita è generata dalla Chimica in un processo evolutivo senza fine e senza condizionamenti.
Questa libertà può essere solo guidata dalla consapevolezza e dal rispetto, prima di tutto, della vita stessa secondo un implicito codice etico di convivenza con il Creato e, professionalmente, secondo il codice deontologico della professione. Esistono anche dettati normativi nazionali e sovranazionali che stigmatizzano il ricorso alla scienza per fini bellici, come ad esempio la Costituzione Italiana, che recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa […] e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e la Convenzione di Parigi per la proibizione delle armi chimiche del 1993.
La Chimica, in un’ottica più ampia, è sempre stata usata come arma di difesa contro l’infestazione dei parassiti, contro la povertà nel migliorare e conservare i raccolti per eviatre lo spreco alimentare, contro i disagi della vita nel migliorare il confort, contro le malattie che affliggono l’umanità, per migliorare continuamente la qualità della vita degli esseri umani.
In questo senso, considerando una visione antropocentrica, la guerra è condotta contro tutto ciò che ostacola la vita dell’uomo, in una strategia di accrescimento del livello della qualità dell’esistenza.
Quindi ha senso combattere le malattie, la vecchiaia, la povertà e le altre avversità con tutte le armi possibili, Chimica inclusa.
Ma nella lista dell’uso della Chimica come arma, la storia presenta anche frequenti esempi del suo uso deviato, ossia contro altri esseri umani.
Questo significa che etica, deontologia e consapevolezza non sono sufficienti a porre un confine netto sulla natura del bersaglio di questa arma.
Occorre fare un’analisi più approfondita per trovare le radici di questo male, che probabilmente affonda le sue radici nell’intolleranza e nell’avidità.
Partendo dal presupposto che ogni essere umano ha il diritto di vivere e ha il dovere di rispettare la vita altrui, migliorare la propria esistenza non dovrebbe implicare la distruzione dell’esistenza altrui.
Ancora oggi la presenza di guerre sul nostro pianeta ci fa fortemente dubitare di aver raggiunto alti livelli di civiltà. Purtroppo vince la guerra non chi ha ragione, ma quasi sempre la fazione più forte.
La Chimica obbedisce, come le altre Scienze, alle Leggi della Natura, che si evolve autopreservandosi.
L’uomo che usa la Chimica contro altri uomini ha perso il contatto con l’autopreservazione della specie umana, ha perso il profondo legame che unisce l’umanità a causa di avidità, egoismo e alienazione del proprio ruolo.
Come Professionisti consapevoli delle conseguenze, dobbiamo batterci affinché l’intelligenza trasformatrice della Chimica sia preservata e affinché nessuno possa ritenersi al di sopra di un uso etico rivolto all’esclusivo scopo di creare benessere al consorzio umano, in ogni modo e in ogni tempo.
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