Il 7 novembre di 157 anni fa nasceva a Varsavia Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie. Questa data è diventata la Giornata Internazionale della Fisica Medica, di cui la matematica e Nobel per la fisica è considerata la fondatrice.
Maria, ultima di cinque figli, sin da giovane dimostra di possedere un talento eccezionale: memoria prodigiosa, concentrazione fuori dal comune e un’insaziabile curiosità verso il sapere. Supportata dal padre e grazie alla sua autodisciplina, Maria intraprende gli studi a Varsavia e, successivamente, si trasferisce a Parigi per proseguire il suo percorso alla Sorbona, dove si laurea in matematica e fisica.
Nel 1894, Marie incontra il fisico e matematico Pierre Curie, che all’epoca lavora come istruttore di laboratorio alla Scuola di fisica e chimica. Tra i due nasce un’amicizia profonda basata sulla stima reciproca e su una passione condivisa per la ricerca, amicizia che presto sfocia in un matrimonio destinato a fare la storia della scienza. Marie e Pierre si dedicano congiuntamente a esperimenti pionieristici nel loro piccolo laboratorio. Il loro studio sulla pechblenda, un minerale radioattivo, li conduce a una scoperta rivoluzionaria: l’esistenza di due nuovi elementi, il polonio e il radio, entrambi caratterizzati da una potente radioattività. Il polonio, così chiamato in onore della Polonia natale di Marie, è particolarmente instabile e presenta una vita breve, il che lo rende difficile da isolare in quantità significative. Tuttavia, i coniugi Curie intuiscono che la pechblenda contenga un altro elemento ancora più interessante, il radio.
Animata da una dedizione instancabile, Marie passa giornate intere nel laboratorio per estrarre radio puro dalla pechblenda. L’operazione è estenuante: ogni giorno versa una ventina di chili di minerale in una bacinella, scioglie, filtra, precipita, raccoglie, e ricomincia il processo da capo. Finalmente, il 28 marzo 1902, Marie Curie riesce a ottenere una quantità sufficiente di radio per stabilire il suo peso atomico, annotando con emozione il risultato nel suo quaderno: “RA = 225,93”. Questo momento rappresenta uno dei culmini della sua carriera scientifica.
Nel 1906, Pierre muore a Parigi investito da una carrozza. Così Marie ottiene la cattedra di fisica generale alla Sorbona precedentemente occupata dal marito, diventando la prima donna a ricoprire tale ruolo. Nel 1911, nonostante le difficoltà e gli attacchi della stampa scandalistica per una relazione con il collega Paul Langevin, la comunità scientifica decide di riconoscerle un secondo premio Nobel. La sua dedizione alla scienza prevale sui pregiudizi e sui pettegolezzi, consolidando la sua fama come una delle scienziate più influenti di sempre.
Dalla Scoperta del Radio alla Nascita della Radioterapia
Subito dopo la scoperta del radio nel 1898, cresce tra i ricercatori la curiosità di capire se le radiazioni potessero avere applicazioni terapeutiche, come era avvenuto per i raggi X. La strada si apre quando il fisico Henri Becquerel nota una reazione cutanea dopo aver tenuto un tubo di radio nel taschino per diverse ore, un fenomeno che lo porta a parlare delle “ustioni da radiazioni”. Gli studi proseguono, e ben presto si capisce che il radio possiede potenzialità straordinarie nel trattamento di alcune malattie della pelle, come il lupus. Così, inizia a delinearsi l’uso del radio nella medicina: la radioterapia prende forma. I primi esperimenti medici dimostrano che una miscela di radio e cloruro di bario può trattare con successo determinate patologie, aprendo le porte a un nuovo campo terapeutico.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Marie Curie non resta ferma nei laboratori. Al contrario, si mette al servizio dei feriti, attrezzando una semplice automobile con apparecchiature radiografiche, che permette di eseguire radiografie direttamente al fronte. Grazie alla sua intuizione, le unità mobili di radiologia diventano un elemento fondamentale dell’assistenza ai soldati, facilitando la diagnosi delle fratture e l’individuazione dei proiettili. Curie non solo guida queste attività, ma si occupa anche di formare tecnici e infermieri, dando un contributo impagabile all’assistenza medica in tempo di guerra. Gli anni passati nei laboratori e le lunghe esposizioni alle radiazioni, di cui si ignoravano i rischi, portano a Marie gravi problemi di salute. Nel 1934, affetta da una forma di anemia aplastica, Marie Curie muore, lasciando un’eredità inestimabile al mondo della scienza e della medicina. Ironia della sorte, i suoi appunti di laboratorio risultano ancora contaminati, tanto che si conservano per precauzione in contenitori piombati. Per maggiori informazioni sulle ultime analisi in merito alla loro effettiva pericolosità per chi dovesse maneggiarli consigliamo un articolo dell’American Council on Science and Health.
Grazie alle intuizioni pionieristiche di Marie Curie, la radioterapia è oggi una tecnologia avanzata e precisa. Le tecniche moderne consentono trattamenti mirati per patologie come il tumore alla mammella. Per i casi più complessi, si impiegano tecniche ad arco, che permettono di trattare con efficacia linfonodi e tumori bilaterali.
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